L’articolo 12 della Costituzione afferma che «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano; verde, bianco e rosso, a tre bande verticali ed eguali dimensioni». In questo breve articolo sono racchiusi più di due secoli di storia patria, la storia della nostra bandiera nazionale.
Era il 7 gennaio 1797 quando a Reggio Emilia, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, veniva assunto dal Congresso della Repubblica Cispadana, come bandiera dello Stato, il tricolore rosso, bianco e verde a fasce orizzontali. Al centro del vessillo spiccava, quale allegoria dell’unione delle città di Ferrara, Bologna, Modena e Reggio Emilia, un turcasso con quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi con il monogramma R. C.
La rivoluzione francese aveva introdotto la bandiera tricolore quale simbolo della nazione e segno delle libertà conquistate, mentre le imprese napoleoniche avevano contribuito a diffondere in Europa i valori rivoluzionari. Per volere dello stesso Bonaparte, la neonata Legione Lombarda, che avrebbe dovuto affiancare l’esercito francese durante la prima Campagna d’Italia, venne dotata, nell’ottobre del 1796, di uno stendardo che presentava i colori verde, bianco e rosso. É quindi verosimile che proprio questa combinazione cromatica abbia influenzato la proposta del deputato Compagnoni.

Nel corso del Risorgimento richiami all’unità nazionale si sono ricercati nella storia dell’Italia e della sua letteratura, a volte anche con delle forzature, come nel caso di una rilettura in chiave patriottica della Divina Commedia (scritta a partire dai primi anni del 1300), laddove, nel Canto XXIX del Purgatorio, le virtù teologali sono rappresentate, secondo Dante, da tre donne, vestite rispettivamente di verde la Speranza, di bianco la Fede, di rosso la Carità.
Con qualche variante, tutte le repubbliche giacobine, sorte fra il 1796 e il 1797 in Italia, assunsero questo tricolore come propria bandiera. Mutando le fogge, ma mantenendo i colori, si ebbero le bandiere della Repubblica Cisalpina (1797-1802), della Repubblica Italiana (1802-1805) e del Regno Italico (1805-1814). La Restaurazione, seguita al Congresso di Vienna del 1815, soffocò il tricolore per più di sei lustri, ma il vessillo continuò a incarnare i principi di libertà, indipendenza e democrazia, riapparendo ogni qualvolta, in qualche parte d’Italia, vi fosse un moto insurrezionale. Nel 1848, quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa nazionale da Milano, a Venezia, a Roma, a Napoli e Palermo.
Il 4 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, concesse lo Statuto e il 23 marzo 1848, all’avvio della prima guerra d’indipendenza, il tricolore fu adottato dall’esercito piemontese che si apprestava a varcare il Ticino. Il sovrano si rivolse ai popoli del Lombardo-Veneto con le parole dello storico proclama: «Per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando sul territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo scudo dei Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana».
Il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d’Italia, la bandiera continuò ad essere per consuetudine quella della prima guerra d’indipendenza, fino alla proclamazione della Repubblica del 2 giungo 1946. Con un decreto legislativo del 19 giugno 1946, il presidente del Consiglio Alcide Degasperi, con i poteri di Capo Provvisorio dello Stato, stabilì la foggia della nuova bandiera.
La Costituzione italiana del 1948 restituì all’Italia il tricolore senza lo stemma della monarchia. Quando l’Assemblea costituente nella seduta del 24 marzo 1947 approvò l’art. 12, un lungo e caloroso applauso salutò il ritrovato simbolo dell’unità nazionale.

La legge 5 marzo 1977 n. 54 prevede i giorni in cui deve essere esposta la bandiera sugli edifici pubblici, quella del 5 febbraio 1998 n. 22 regola l’uso e l’esposizione delle bandiere italiana ed europea. Infine, attraverso il D.P.R. 7 aprile 2000 n. 121, è stato emanato il regolamento che disciplina la materia da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici. Il regolamento, oltre a prevedere i luoghi e le date di esposizione, stabilisce all’articolo 2 che «La bandiera nazionale e quella europea, di uguali dimensioni e materiale, sono esposte affiancate su aste o pennoni posti alla stessa altezza».
Il secondo comma indica quale posto deve occupare la bandiera nazionale, cioè «il posto d’onore, a destra ovvero, qualora siano esposte bandiere in numero dispari al centro». Infine, il terzo comma prescrive che «La bandiera europea anche nelle esposizioni plurime occupa la seconda posizione».

Pertanto in base a questo articolo, se le bandiere sono due, quella italiana viene collocata per prima, a sinistra di chi guarda, seguita da quella europea; se sono tre, la bandiera italiana occupa la posizione centrale, l’europea a sinistra di chi guarda e a destra il terzo vessillo, cioè quello della provincia, della regione, del comune o di altro ente. Nel caso di esposizione multipla dopo la bandiera italiana e quella europea trovano posto le altre in ordine d’importanza decrescente; se le bandiere sono quelle di Paesi stranieri, fermo restando il criterio precedente, seguono l’ordine espositivo secondo l’alfabeto della lingua italiana.
L’articolo 9 raccomanda che le bandiere vengano «esposte in buono stato e correttamente dispiegate»; su ciascuna asta, di norma, deve trovare posto una sola bandiera. Infine, l’articolo 292 del Codice Penale punisce chiunque vilipenda la bandiera nazionale o i colori nazionali.